UNA LOMBARDIA VARIEGATA

Approfondimento di Isa Maggi (Position Paper n. 6, Stati Generali delle Donne)

Esistono più Lombardie?

Le disuguaglianze sociali, le nuove povertà e i divari territoriali sono il tema centrale di questi anni, per la vita delle persone, ma anche per le prospettive delle democrazie occidentali. Occorre elaborare ipotesi politiche e di intervento strutturate e capaci di costruire consenso all’interno della società.

La situazione lombarda appare variegata tra le diverse province e sono evidenti profondi divari territoriali. Nell’Indagine sulla qualità della Vita de Il Sole 24 è possibile evidenziare alcune dimensioni che differenziano il territorio:

  • Spesa delle Famiglie: troviamo la provincia di Monza e Brianza al 3° posto con 2.960 € e Bergamo al 46° posto con 2.585 €;
  • Canoni medi di locazione: andiamo dai 460 € di Sondrio – sotto la media nazionale pari a 619 € – ai 1.780 di Milano oppure ai 1.080 di Monza;
  • Spesa delle famiglie: troviamo Monza al 3° posto in Italia con 2.960 € e Sondrio con 2.412€ (leggermente sopra la media nazionale);
  • Retribuzione annua: registriamo Milano e Monza al primo posto nel Paese, con 30.594,6 €/anno, e Sondrio con oltre 10.000 € in meno, ma sempre poco sopra la media nazionale (19.523 €/anno)
  • Depositi bancari: anche in questo caso Milano è tra le prime città italiane con 27.933 €, mentre Mantova è al cinquantesimo posto con poco più di 20.000 €, ma sempre poco più della media del Paese.
  • Prezzo medio di vendita delle case al mq.: Milano, con 4.950 €, è al primo posto e Sondrio con 1.450 si colloca sotto la media nazionale (1.794 €).

E’ evidente la necessità di sistematizzare la raccolta dei dati, ma anche di costruire di sistemi di governance sensibili e vicini ai Comuni e alle persone. Una definizione più accurata e open source dei sistemi informativi potrebbe portare a nuovi letture e probabilmente a sistemi di intervento più efficaci ed efficienti.

Un miglior utilizzo dei dati permetterebbe di far emergere le differenze geografiche per poter disegnare strategie complesse e in grado di generare interventi specifici,in grado di cogliere le peculiarità dei singoli territori e programmare azioni per superare i divari territoriali.

Le nuove povertà e la situazione lombarda

Sul fronte delle povertà il dato sulla povertà assoluta della Lombardia risulta pari al 6,7%, circa il 3,4% in meno rispetto alla media nazionale (10,1%). La Lombardia si colloca tra le regioni con le migliori performance economiche e di inserimento sociale. In questo rileviamo una continuità, infatti nel 2019 il rischio povertà in Lombardia (16,2%) risultava circa 10 punti percentuali in meno rispetto al dato nazionale.
Ancora nel 2020, riferendoci ai dati sul consumo delle famiglie, si rileva una spesa mensile media delle famiglie più alta rispetto al resto del Paese (2.647 € contro la media nazionale di 2.328 €) [Lombardia Sociale]. Anche se è necessario evidenziare come la spesa sia calata di circa 300 € dal 2019. Tale calo è sicuramente imputabile alla pandemia, però andrebbe indagato se sia frutto, almeno in parte, di una dinamica sociale più profonda.
Appare interessante rilevare un aumento importante delle famiglie povere che hanno al proprio interno una persona occupata (4,4% nel 2019, diventato il 7,3% nel 2020). Questo indica, con molta probabilità, l’aumento dei working poor ovvero persone che rischiano la povertà indipendentemente dal proprio salario, a causa della situazione economica familiare (famiglie mono-reddito, partner che guadagna molto poco, numerosità, ecc).

Dai dati del report della Caritas Ambrosiana emerge una “serie di nuovi bisogni esplosi in relazione alla perdita di lavoro, alle difficoltà di pagamento di affitti e mutui e alle criticità legate a interruzione dei processi lavorativi dovuti alla pandemia. A questi si sommano una serie di difficoltà legate alle difficoltà scolastiche, alla difficoltà di molte famiglie di dotarsi della strumentazione tecnologica utili per la DAD, forme di disagio psicologico e relazionale correlate all’isolamento, difficoltà per le famiglie con carichi di cura (anziani, persone con disabilità, ecc) e il crescere delle difficoltà familiari e delle conflittualità”.
I minori in povertà relativa sono in un aumento del 2,6% (pari al 16,6%), la percentuale di Comuni che non offre una serie di servizi funzionali per le ragazze e i ragazzi è del 11,3% ( in linea con la media nazionale del 12,8%).

Per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza come misura di contrasto alla povertà, l’Appendice Statistico di luglio 2022, elaborato da INPS,o evidenzia alcuni aspetti interessanti.
La popolazione con background migratorio ha una probabilità maggiore di trovarsi tra i percettori di reddito. In questa direzione tra la popolazione stranierà troviamo il 6% di percettori, mentre tra quella italiana solo il 4%.
Il secondo aspetto mostra che il Reddito di Cittadinanza sostiene in maniera specifica le persone sole, oppure le famiglie numerose, in particolare con più di 5 figlie o figli. Questo aspetto è stato esposto anche nel XXI Rapporto INPS“[…] Rispetto al complesso delle famiglie italiane, come numero di componenti i nuclei percettori di RdC/PdC mostrano una decisa sovra-rappresentazione di nuclei monocomponenti (41% vs 33%) e in parte anche di nuclei con 5 o più componenti (9% vs 5%), come esito della combinazione delle caratteristiche dei poveri assoluti e delle regole di accesso alla misura.”
Il Reddito di Cittadinanza si distribuisce in maniera differente anche nella Regione Lombardia sia rispetto alla numerosità dei percettori, sia in relazione alla quota media ricevuta dai percettori.
Come si può notare dalla mappa rileviamo gradi di problematicità differenti rispetto alle singole province.

Incidenza regionale dei Nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdCa giugno 2022 (fonte: Lombardia Sociale)

Esiste anche una specificità della Città Metropolitana di Milano con forti disomogeneità tra la città e la provincia, ed anche la forte differenza tra la sua zona centrale e quelle più periferiche.
La centralità delle città, in termine economici, era chiara già nel 2013, riportiamo una mappa del volume “La mappa Lombarda del Reddito” nel quale si rileva “In generale tutti i capoluoghi di provincia presentano un reddito medio imponibile superiore a 22.000€ e lo stesso vale per alcuni dei comuni ad essi confinanti; nel territorio milanese e brianzolo tale fascia di reddito imponibile si estende alla quasi totalità dei comuni. Al contrario molti dei comuni della parte più settentrionale della Lombardia mostrano un reddito imponibile medio inferiore a 18.000€ e in particolare i comuni dell’alta provincia di Como si segnalano per redditi inferiori a 15.000€.”

Cosa fare per la Lombardia che verrà?
Il Fondo Povertà, a fronte di una ristretta platea di destinatari, rischia di limitare l’azione dei servizi e nello stesso tempo di non riuscire a dare delle risposte per rallentare i processi di impoverimento presenti nelle comunità.
Sono evidenti due criticità, la prima connessa al rapporto tra gli Uffici di Piano e i Comuni, che non sempre trova una sintesi adeguata sia per questioni di governance, sia per la debolezza delle strutture organizzative.
La seconda, invece, al ruolo di Regione Lombardia che, in questi anni, ha giocato solo limitatamente un ruolo di coordinamento e di affiancamento degli ambiti.
Considerata la situazione estremamente variegata del territorio regionale, quest’ultimo aspetto risulta particolarmente problematico e richiederebbe il rilancio di un processo di confronto e di raccordo degli interventi.

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